Valentina Artone
TALES TO TELL
3 Maggio – 10 Giugno 2024
La ricerca pittorica di Valentina Artone (Giulianova, 1999) si sviluppa in accordo al processo di messa a cornice. In quanto elemento non separabile e completamente dipendente dalla base, la cornice genera un’unificazione inscindibile fra rappresentazione pittorica e supporto. La struttura dei bordi proviene da casseforme in legno utilizzate per la realizzazione di basso-rilievi. Le immagini schiuse entro questi margini evocano un desiderio di plasticità che si esaurisce completamente durante il processo pittorico: i soggetti vivono nelle rappresentazioni come reminiscenze di motivi iconografici appartenenti ad un’antichità indefinita ed irreale. Le creature ibride raffigurate strutturano l’immaginario sul tema della falsificazione, la preziosità del lavoro pittorico e dei supporti emula un’archeologia tanto fittizia quanto verosimilmente remota. Per la serie di soggetti in esposizione, l'artista si è ispirata alle Metamorfosi di Apuleio, opera nota anche come L'asino d'oro, scritta nel II secolo d.C.. La storia si svolge in Tessaglia, terra di streghe e incantesimi. Lucio, il narratore e protagonista, nutre un’insaziabile curiositas di vedere e praticare la magia. Dopo essersi spalmato un unguento magico, si trasforma accidentalmente in asino e, pur serbando sentimenti umani, vive un'intensa esperienza di vita tra rapimenti, lunghe avventure e repertori di racconti. Alla fine, il ritrovamento dell’aspetto originale coincide con una nuova consapevolezza di sé. Questa lettura, come processo di interpretazione immaginativa, prende la forma di disegni e appunti di carattere descrittivo di formule magiche e di singolari trasformazioni corporee. Parallelamente alla fase interpretativa, l’artista si confronta con le traduzioni delle parole-chiave risalenti alla narrazione in immagini costruite mediante input testuali (prompt), per mezzo di Intelligenza Artificiale Dall-E 3. Il soggetto evocato in pittura è quindi frutto della coincidenza dell’immagine mentalmente scaturita con il suo doppio generativo. Paradossalmente, durante questo processo la casualità è determinante, la traduzione dell’input in raffigurazione verte sulla sua stessa imprevedibilità: ciò che è artificialmente generato è spesso costituito da un’intricata e complessa somma di elementi inverosimili, che presentano distorsioni ed alterazioni di tipo non-logico e grottesco, a volte ironico. Il lavoro si centra dunque sulla selezione di forme da ricondurre alla pittura, basandosi sull’incongruenza che – da una parte l’immaginazione, dall’altra un software in via di sviluppo – manipola i segni come pertinenti al reale. In modo similare, i racconti e le favole delle Metamorfosi tramano una realtà sospesa a cavallo fra l’onirico ed il mitologico, che si esprime in figurazioni pregne di mistero, ritualità e magia, trasformazioni e mescolanze, talvolta disarmoniche, di elementi di diversa natura.