Marta Ravasi
BUCCE
9 Giugno – 15 Settembre 2023
Per scrivere del lavoro di Marta Ravasi bisogna tenere in considerazione che anche la scrittura è un mezzo espressivo estetico. Questo va considerato perchè corredando una mostra di Marta con un testo che parla delle immagini che l'occhio del pubblico vede comporsi sulle sue tele, si corre il rischio di disturbare l'equilibrio pittorico dei quadri. Scritto questo mi rendo già conto di aver inventato un'espressione che non sono sicuro sia giusto usare nei testi delle mostre. Per equilibrio pittorico comunque sia, non intendo il modo in cui la pittura ad olio con una percentuale grassa maggiore si incastri perfettamente con porzioni del quadro dove il colore è più magro. Seppur questo aspetto sia interessante mi sono ripromesso di non indugiare troppo sugli aspetti tecnici della pittura della nostra. In questo caso e come accade di solito, penso che sia importante sapere giusto un paio di informazioni tecniche sulla pittura: oltre a quella che ho già scritto, qualcuno potrebbe trovare interessante che Marta compra dei tubetti di colori ad olio Rembrandt un po' dove capita, penso nel negozio di belle arti più comodo da raggiungere dal suo studio, ed imprime ed intelaia da sola le sue tele. In questo modo spero che durante l'inaugurazione della sua mostra da Acappella di Napoli, chi ha letto questo testo, non la importuni cercando di sapere che tipo di pennelli usa Marta, visto che di questo lei se ne frega totalmente. Un modo più soddisfacente di costruire a parole l'impressione che i quadri di Marta mi lasciano, è quello di avere un approccio che lei stessa ha usato per scrivere il testo della sua mostra alla galleria Fanta di Milano, cioè una sorta di testo/poesia dal contenuto che lambisce appena gli elementi e gli oggetti che aiutano l'artista a dipingere. Allora come oggi, quegli elementi sono soggetti di fotografie che Marta trova online, le stampa e le accumula in una scatola che tiene nel suo studio e che con qualche goccia di colore, con la traccia lasciata dalla mano sporca o più in generale con la lieve non curanza nel maneggiarle, magari si stropicciano anche un po' e diventano bellissime. Vedete, a noi pittori piacciono queste cose minime perché sappiamo che in un certo senso, siamo costretti ad accontentarci a prendere in considerazione, esplorare e sviluppare ogni volta solo pochissimi degli infiniti aspetti della pittura per volta. Con un testo/poesia non sarei costretto a dire superficialmente che quelle di Marta sono nature morte più evanescenti e delicate rispetto a quelle classiche, e che osservando quegli oggetti non riusciamo mai ad averne una percezione "diretta" perché lo sguardo umano implica una precisa prospettiva, e che quindi, ciò che chiamiamo visione è sempre una dimensione della sfocatura, la restituzione di un corpo in parte reale in parte immaginato. Secondo me tutti i quadri di Marta si dispongono a fianco delle sue emozioni e così procedono insieme. Allo stesso modo vorrei organizzare le parole che ho scritto finora in uno spazio in modo da creare delle altre immagini, in una specie di testo visuale, in una piccola opera da mettere lì vicino ai quadri di Marta. Questo potrebbe essere un modo soddisfacente per dire qualcosa in più sul suo lavoro.
– Alessandro Carano